Bollettino Urbact – Agosto 2014

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Al via gli infoday nazionali Urbact

infoday UrbactA partire da settembre, Urbact torna di nuovo in azione! Il team di Urbact sarà presente in diversi stati membri o partner dell’Ue per raccontare i risultati e i successi di Urbact II e per introdurre le novità per il periodo 2014-2020. Gli Infoday nazionali di Urbact rappresenteranno un’opportunità unica per gli attori urbani, esperti e decision maker per raccogliere informazioni nella loro lingua sui risultati di Urbact e sulle prospettive per il nuovo periodo di programmazione 2014-2020. Sarà presentato un quadro di URBACT III per il 2014-2020, con l’indicazione degli obiettivi principali, delle azioni previste e della timeline e sarà illustrato il primo bando che dovrebbe essere lanciato all’inizio del 2015. Gli infoday saranno organizzati con l’aiuto degli Stati membri o partner in quasi tutti i Paesi dell’Ue, in Norvegia e in Svizzera tra settembre 2014 a gennaio 2015. In Italia, l’Infoday Urbact avrà luogo a Roma il 13 e 14 novembre. Queste invece le date degli Infoday negli altri Paesi: 

• Belgio: 9 dicembre, Bruxelles 

• Francia: 15-16 dicembre, Parigi 

• Germania: 15 Settembre, Essen 

• Grecia: 13-14 Novembre, Atene 

• Ungheria: 29-30 ottobre, Budapest 

• Lettonia: 23-24 ottobre, Riga 

• Portogallo: 16-17 ottobre, Lisbona 

• Romania: 29-30 ottobre, Bucarest 

• Spagna: 24-25 novembre, Madrid 

• Regno Unito: 2-3 dicembre, Londra 

Vi terremo informati sulle altre date e vi daremo per tempo le informazioni pratiche relative all’infoday di Roma.

Per saperne di più:

URBACT III –URBACT website

URBACT National Dissemination Points –URBACT website

Ricostruire Malaga grazie al “community power”

“Ogni città è come un mondo diverso” dice Fernando Barreiro, lead expert  della rete USER, “ma ci sono molte cose che le città possono imparare le une dalle altre”. Capire questo è proprio ciò che ha fatto l’attiva città spagnola di Malaga che si è unita ad un network con altre città di tutta Europa con l’obiettivo di condividere conoscenze ed esperienze su come coinvolgere i cittadini nella cura dei propri quartieri e, insieme ad altri stakeholders, creare spazi pubblici migliori.

Un’antica città sotto il sole

La storia di Malaga, oggi la sesta città più grande della Spagna – casa per più di mezzo milione di abitanti, è piuttosto lunga: abbraccia circa 2800 anni, rendendola una delle più antiche città del mondo. Uno dopo l’altro, fenici, romani, arabi e cristiani hanno vissuto e prosperato qui lasciando una serie di monumenti architettonici ed un ricco patrimonio culturale.

Si aggiunge al suo fascino il fatto che la città si trova nel Mediterraneo, nel temperato Sud della Spagna, la cosiddetta Costa del Sol – la Costa del Sole. Questo nome dovrebbe darvi un indizio della sua principale economia: l’84% dell’economia è basata sul turismo, mentre il secondo settore più importante è l’industria delle costruzioni.

Nel corso degli ultimi decenni e dopo una crescita incontrollata durante gli anni ’70 e ’80, Malaga ha raggiunto una ricchezza significativa di infrastrutture e servizi: un aeroporto internazionale, un treno ad alta velocità per Madrid e Barcellona, un porto, il Parco Tecnologico dell’Andalusia, una Università, e così via.

Grazie alla sua posizione strategica tra Europa e Nord Africa e il suo clima mite, con una temperatura media annua di 18°C, Malaga ha attirato un grande afflusso di investimenti, imprese e persone nel corso degli ultimi 20 anni.

Tuttavia questa meravigliosa immagine ha alcune ombre al suo interno: l’immigrazione e l’emarginazione, le aree svantaggiate dove solo i residenti locali avrebbero il coraggio di entrare, una sovra-motorizzazione degli spazi pubblici… e infine, come molte altre città della Spagna, è stata colpita duramente dalla crisi finanziaria con il concomitante calo nel settore delle costruzioni. Nel 2011 Malaga ha registrato uno dei più alti tassi di disoccupazione nel paese arrivando fino al 30%!

Rafforzare la comunità attraverso e per la rigenerazione urbana

Questa è la situazione dei quartieri adiacenti ‘La Trinidad’ ed ‘El Perchel’, separate dal quartiere centrale solo dal fiume Guadalmedina. La parte meridionale di La Trinidad e la parte settentrionale di El Perchel sono luoghi dove il degrado urbano e il conflitto convivono assieme a ricche tradizioni e movimenti sociali attivi nel corso degli ultimi decenni. Con la metà dei 5.489 abitanti privi persino di una istruzione di base, l’economia locale si basa sullo scambio commerciale di strada, così la disoccupazione si è ridotta fino al 40%.

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(Nella foto: Uno dei tipici cortili in comune – i “corralones”)

Già nel 1994 un piano di riabilitazione è stato istituito al fine di migliorare questi quartieri. Da quel momento, alcuni dei vecchi edifici sono stati sostituiti con nuovi, pur mantenendo la stessa struttura urbanistica. Configurazioni tipiche come i “corralones”, un tipo di cortile in comune con un carattere misto tra pubblico-privato, sono stati inclusi nei nuovi edifici con uno schema di grande successo per il coinvolgimento degli utenti. Le comunità di quartiere hanno cominciato a prendersi cura dei loro edifici, a tenerli puliti decorandoli e anche partecipando a feste e concorsi per mostrare i loro successi a concittadini e visitatori ammirati. È interessante notare che alcuni dei premi non consisteva in somme di denaro, ma piuttosto in beni materiali e risorse come le vernici per migliorare ulteriormente le loro case.

Nel 2004 è stato istituito un piano per portare questi sforzi ancora più lontano attraverso la creazione di un “People’s Museum District” nel tentativo di capitalizzare le rinnovate tradizioni locali come valore turistico e allo stesso tempo favorire la rinascita sociale. Come poteva lo spazio pubblico, in un contesto di esclusione sociale e di conflitto, essere affrontato e rigenerato? Come potevano i residenti avvertire lo stesso senso di identificazione e di appartenenza verso le strade che già avvertivano come propri cortili? Al fine di raggiungere questo obiettivo, nel corso degli ultimi dieci anni sono stati realizzati interventi che sono estesi ad esperienze ​​nelle strade e nelle piazze circostanti oltre agli edifici privati.

(Nella foto: Un esempio dell’uso dello spazio pubblico a Trinidad-Perchel – Immagine USER Málaga)

trinidad perchel

La città è alla ricerca di alcune informazioni fresche su altri temi. Ad esempio Trinidad-Perchel ha molti lotti liberi sparsi in tutta la zona come ferite aperte nel suo tessuto urbano. La maggior parte sono utilizzati come lotti di parcheggi contribuendo ad una scarsa qualità degli spazi urbani circostanti. “Abbiamo vissuto con questo conflitto per diverso tempo ma non possiamo andare avanti così, deve essere affrontato se vogliamo migliorare le condizioni generali della zona”, ammette Begoña Oliva, coordinatore del progetto USER.

Dopo aver preso parte a un progetto spagnolo URBAN III e ad un Piano Strategico della città rispetto al centro storico e al recupero del fiume Guadalmedina, Begoña Oliva già sapeva che “la cosa importante sarebbe stata quella di avere la popolazione che si prende cura del proprio ambiente urbano e che comincia a prendere le proprie decisioni”.

Dopo decenni di intense iniziative urbanistiche e sociali nella zona, i responsabili del progetto di rigenerazione locale erano pronti a scambiare esperienze e conoscenze con gli altri. Così, quando la comunità di Grenoble li ha contattati per aderire ad una rete di collaborazione, quello sembrava il passo ovvio da fare.

FOCUS sul progetto USER – Cambiamenti e conflitti nell’uso spazi pubblici

Idea centrale di USER è che la progettazione degli spazi pubblici urbani e gli obiettivi principali della pianificazione urbanistica sono messi alla prova da rapidi cambiamenti nel modo nonché da come vengono impiegati nelle città.

Gli obiettivi del progetto riguardano tre aree:

• Spazi pubblici più interattivi e “friendly” per risolvere malfunzionamenti e utilizzi confliggenti.

• Spazi pubblici più sicuri in una città più “friendly”.

• Più pulizia, spazi pubblici con una migliore manutenzione per una città più efficiente.

Capofila: Grenoble Alpes Metropole (Francia)

Partner: Copenhagen (Danimarca), Cracovia (Polonia), Dresda (Germania), Lublin (Polonia), Lisbona (Portogallo), Malaga (Spagna), Pescara (Italia), Riga (Lettonia)

Durata: maggio 2012 – Mid 2015 (in corso)

Link al progetto: urbact.eu/user

Lezioni apprese nel ponte tra globale e locale

Così Urbact è giunto in città e con esso è arrivata una delle più grandi sfide delle reti URBACT da affrontare: collegare lo scambio di esperienze transnazionali con progetti locali e farli lavorare insieme. Come sintetizza Fernando Barreiro: “All’inizio del progetto c’era un po’ di confusione su come collegare le attività locali alle dinamiche transnazionali di URBACT. Ci si aspettava di collegare l’intero Piano Integrato per Trinidad-Perchel ad esso, ma alla fine ci è resi conto che USER avrebbe coperto meglio un aspetto specifico: la rigenerazione dello spazio pubblico. Al di là di questo punto di non ritorno tutto era molto più facile”. C’era molto da condividere e da imparare. Begoña Oliva spiega alcuni dei loro risultati: “Tra le attività transnazionali più apprezzate ci sono le visite sul campo, soprattutto quando sono guidate dagli abitanti locali. Si cammina in giro per una città straniera e mentre le prime impressioni sono basate sulle differenze, dopo un po’ si iniziano a vedere le somiglianze, le affinità e le cose che si potrebbe davvero portare nelle proprie città. Ricordo che camminando per Copenaghen ho pensato: Queste persone sanno davvero sentirsi a casa in uno spazio pubblico”.
Cristóbal Gil, a capo del Centro Sociale del quartiere Trinidad-Perchel e coordinatore ULSG per USER a Malaga, esprime una sensazione di soddisfazione a riguardo: “Visitare altre città ci aiuta a capire che la nostra realtà non è poi così male, né così impossibile da affrontare”.
Un metodo simile imparato da Grenoble, il “walking diagnostic”, “le passeggiate urbane”, è stato uno degli strumenti più utili che sono stati in grado di adattarsi dalla rete transnazionale: un gruppo selezionato di soggetti interessati, tra cui gli abitanti del quartiere, tecnici, polizia, professori e persino i bambini delle scuole , tra gli altri – passeggiano intorno alla zona di destinazione, individuando specifici aspetti e questioni relative allo spazio pubblico. Questa metodologia si è anche dimostrata capace di aggirare il rapporto a volte complicato tra il governo regionale e quello locale. “Abbiamo fatto un giro nella piazza San Pablo discutendo dell’eccesso di auto che occupano lo spazio pubblico e improvvisamente un architetto ci ha detto che in effetti c’era un parcheggio sotterraneo pubblico sotto i nostri piedi, per metà costruito dal governo regionale andaluso”, dice Begoña Oliva e continua: “Senza quella passeggiata non avremmo nemmeno saputo che era lì! Naturalmente abbiamo iniziato un confronto con la “Junta de Andalucía” subito”.

I workshop tematici tenuti a turno in diverse città con il corrispondente “rapporto di percezione” prodotto dai partner in visita, si sono rivelati essere anche una preziosa fonte di feedback e nuove idee, aiutandoli ad andare oltre la loro mentalità locale. Finora hanno costruito indicatori e metodologie comuni per l’analisi, ampliato la loro definizione di spazio “pubblico”, discusso di alcune preoccupazioni comuni e favorito l’incontro e lo scambio di persone nella rete.

Ci sono naturalmente alcuni problemi. Il linguaggio come una barriera culturale a volte è uno di questi problemi. La difficoltà di articolare le diverse agende e calendari tra il progetto locale e la rete Urbact è un altro problema. Ma vale la pena di affrontare queste questioni e di dedicarsi a trovare delle soluzioni.

passeggiata urbana

 (Nella foto: Un esempio di “passeggiata urbana”)

La ri-formattazione di strutture e metodi partecipativi

Come precedentemente accennato, il coinvolgimento sociale era già una dinamica comune nel settore. Ma il Gruppo di Supporto Locale come infrastruttura per la partecipazione era ancora qualcosa di nuovo per loro. “Avevano lavorato con gruppi più aperti, ma l’idea di un gruppo di stakeholder mirato, efficiente e orientato all’azione era abbastanza nuovo”, spiega Barreiro.
Ciò non ha escluso nessuno anche se, come Begoña Oliva ci dice: “Pur essendo una struttura esterna, la reazione al gruppo di supporto locale è stata sorprendente. Abbiamo ricevuto grande sostegno da parte della comunità locale con più di 100 persone di tutte le età che partecipano attivamente alle sessioni plenarie. Hanno veramente preso questo come uno strumento per lavorare tutti assieme per i nostri obiettivi comuni! E mentre abbiamo alcuni interessi particolari che spuntano di tanto in tanto, in generale, fanno capire la portata e i limiti di questo gruppo aiutandoci a tenerlo focalizzato sull’obiettivo.”

Inoltre, come spiega con entusiasmo, è stato gradito non solo dai cittadini: “C’è anche una sovra-rappresentanza del Comune e abbiamo sempre funzionari e tecnici provenienti da diverse aree, tra cui il sindaco che partecipa alle riunioni”.
Il gruppo comprende ora un grande mix di professionisti, rappresentanti di associazioni locali e alcuni popolari e peculiari personaggi della zona. Come sottolinea Begoña “un rappresentante di quasi tutti i dipartimenti del Comune”, che permette al progetto di adottare un approccio veramente integrato.
Ciro de la Torre, architetto e professore presso l’Università di Malaga (UMA), ci dice di più a riguardo: “E’ stata un’esperienza gratificante che ci ha avvicinati ancora di più”. Come parte del gruppo di supporto locale, si sente in grado di spiegare le cose che gli altri non capiscono, ha visto cose che non aveva mai visto prima. “Ho progettato e costruito diversi blocchi di edilizia sociale e alcuni altri edifici importanti in questo quartiere”, dice, “cercando di rendere gli spazi migliori per la gente… ma senza le persone! Cristóbal e gli altri del Centro Sociale locale, hanno costruito principalmente con le persone, invece che con i mattoni. Ciò mi ha permesso di capire perché alcuni grandi edifici e infrastrutture sono a malapena apprezzati, mentre alcuni tra quelli di bassa qualità mostrano un grande successo sociale con la presenza di una comunità che si prende cura di questi edifici”.

Cristóbal Gil insieme a María Dolores Alcarazo, tecnico dei Servizi Sociali nel distretto centrale e il gruppo di supporto locale, riassumono alcuni dei vantaggi che hanno riscontrato nel gruppo di supporto locale finora: “Si scopre essere uno spazio molto interessante di auto-formazione sui processi partecipativi per la trasformazione degli spazi urbani e delle loro dinamiche sociali. Questo permette anche di ottenere in un unico luogo input condivisi dai tecnici sociali, da urbanisti e da molti altri profili delle diverse aree del Comune che, allo stesso tempo, stanno cominciando a conoscere il territorio meglio di prima”.

Il futuro è ancora tutto da scrivere… con lo stesso “inchiostro sociale”

Il progetto è ancora in fase di esecuzione, più o meno a metà strada, ma alcune attività sono state già realizzate con un investimento relativamente basso da parte del Comune, circa 150.000 Euro. Ciò ha rappresentato una prima devoluzione verso il processo partecipativo dal momento che ha consentito agli abitanti del quartiere di vedere alcuni risultati e di beneficiare di miglioramenti tangibili senza lunghe attese. “Sono molto felici di ciò che è stato fatto finora, per esempio dell’illuminazione in alcune aree”, dice Oliva Begoña. María Dolores Alcarazo spiega come “nel corso dei prossimi mesi la sfida sarà quella di costruire una proposta consensuale e fattibile sulla rigenerazione degli spazi pubblici, e di progettare un Piano di Azione Locale – già in fase di scrittura – con una prospettiva globale per Trinidad-Perchel”. I partecipanti già vedono il Gruppo di Supporto Locale come una struttura che continuerà a lavorare nelle prossime fasi del progetto, compreso il suo coinvolgimento in alcuni progetti pilota come parte dei prossimi Programmi Operativi Integrati. Come dice chiaramente Cristóbal Gil: “certo, deve essere così! Il Gruppo di Supporto Locale di Urbact deve mantenere  un ruolo attivo durante le fasi di implementazione e il follow-up del progetto, fino alla realizzazione dell’obiettivo finale. E anche allora, una volta che avremo uno spazio pubblico di successo, non si tratterà di una fotografia statica: nuove questioni, nuovi bisogni e usi emergeranno, e il continuo coinvolgimento degli attori chiave sarà ancora essenziale per tenere questi spazi vivi e in linea con il loro contesto”.

Nel frattempo, lontano in un’altra parte della città…

A questo punto, qualcuno potrebbe pensare che mettere in relazione un progetto Urbact con i piani locali sia una sfida già abbastanza grande per una città. Ma non per Malaga. Hanno scommesso su Urbact, dal momento che hanno aderito a ben due reti contemporaneamente. Per farla breve: due progetti locali indipendenti, che operano con un approccio simile in parti diverse della stessa città…praticamente uniti soltanto da un programma europeo transnazionale!

FOCUS sul progetto RE-Block – Rilanciare palazzi alti e grattacieli per avere quartieri coesi e verdi

L’obiettivo principale del progetto RE-Block è favorire una rigenerazione efficace di questi quartieri, rendendoli più attraenti e migliorando la loro qualità ambientale, creando al contempo un approccio integrato personalizzato per combattere la povertà.

Lead partner: Budapest – XVIII Distretto (Ungheria)

Partner: Roma (Italia), Salford (Regno Unito), Södertalje (Svezia), Magdeburgo (Germania), Vilnius (Lituania), Komotini (Grecia), Iasi (Romania), Gelsenkirchen (Germania), Málaga (Spagna)

Link al progetto: urbact.eu/re-block

Situato nel distretto di Palma Palmilla, il quartiere “La Palma” è fatto di molti edifici alti che negli scorsi decenni si sono via via guadagnati una cattiva reputazione in tutta la città. Come nel caso di Trinidad-Perchel, nel 2005 era stato fatto un piano per dare speranze e prospettive ai residenti, e ora un simile “matrimonio” tra le esperienze participative esistenti – e di grande ispirazione! – e il format del Gruppo di Supporto Locale di Urbact proposto dalla rete RE-Block sta avendo luogo proprio in questo luogo.

Quest’altra esperienza merita davvero di essere scoperta ma forse, come disse una volta lo scrittore tedesco Michail Ende, “questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta”.

Photo credits top image : Paolo Trabattoni on flickr 

Per saperne di più :

User network – dal sito URBACT

RE-Block network – dal sito URBACT

Un negozio di alimentari “social” garantisce accesso a cibo biologico e a prodotti regionali per i più bisognosi

I partner della rete Urbact Sustainable Food in Local Community si sono riuniti di recente a Lione, in Francia, per una visita di studio e dei workshop. Il partner che ospitava l’incontro ha fatto conoscere agli altri La Passerelle d’Eau de Robec, un negozio di alimentari “social” che aiuta le persone più povere ad accedere a prodotti di base sostenibili e che è riuscito a creare un legame tra le persone bisognose e i residenti del quartiere. “La Passerelle d’eau de Robec” è una ONG situate nel 1° distretto di Lione, nella parte vecchia del centro. Nel 2001, oltre alle attività ordinarie come quelle di cura e assistenza per le persone bisognose, l’organizzazione di workshop e di eventi per rafforzare i legami sociali, “la Passerelle d’eau de Robec” ha dato vita ad un negozio di alimentari “social” basato su un nuovo concetto. Sulla base di uno studio condotto nel quartiere e della OTAWA charter For Health Promotion, era stato identificato come priorità il nesso tra salute e condizioni di vita precarie. La ONG ha deciso di agire in favore delle comunità bisognose lavorando sulla diversità alimentare oltre che sul sostegno sociale. Il negozio di alimentare “sociale” vende diversi prodotti, dall’assistenza sociale a freschi prodotti locali, non solo a quella parte di popolazione che è più bisognosa ma anche a tutti gli altri cittadini che desiderino contribuire a questa attività solidale. Il negozio ha diversi fornitori. La ONG fornisce prodotti per l’igiene, prodotti freschi, frutta e verdura, dei privati forniscono prodotti biologici e del commercio equo e solidale, e fornitori della filiera corta (produttori) forniscono prodotti locali freschi.

Gli obiettivi iniziali del negozio erano quelli di dare accesso a prodotti alimentari per le persone più bisognose al fine di mantenere la loro autonomia e dignità, di proteggere la qualità dell’alimentazione, e quindi aiutarli a godere di buona salute, di creare un posto per incontri e condivisione delle conoscenze per promuovere i legami sociali, e di sviluppare la diversità sociale intorno ad un progetto comune.

Per raggiungere questi obiettivi, il negozio ha creato un sistema che ha messo prodotti alimentari biologici e servizi di assistenza sociale nello stesso posto, indirizzandosi a comunità con diversi background sociali.

Un sistema a due velocità

Due tipologie di persone sono autorizzate a comprare al negozio. L’associazione ha definito molti criteri per diventare un “socio” che può beneficiare dei prodotti offerti. Le condizioni per accedere al negozio come “membro beneficiario” sono: 

– Criteri finanziari (reddito molto basso o nullo);

– Criteri residenziali: residenza nel 1° o nel 4° distretto di Lione (area del negozio);

– Godere di un sostegno dalla rete sociale o associative;

– Essere coinvolto in un progetto personale di vita (di lavoro, di housing, sanitario, ecc.).

Una “capacità di acquisto” è calcolata sulla base delle risorse e delle spese delle persone. Con soli 6 Euro al giorno e per persona, una casalinga può essere considerata come una beneficiaria. La membership costa 3 Euro, e garantisce accesso a tutti i prodotti proposti dal negozio per un anno, con possibilità di rinnovo. I membri possono comprare prodotti organici, del commercio equo e solidale, ad un prezzo più basso: circa il 50% in meno del normale prezzo di mercato.

I soci che vogliono sostenere un progetto etico/sociale rappresentano una parte del finanziamento del progetto del negozio. Per loro, la membership costa 10 Euro e possono accedere soltanto ai prodotti biologici, prodotti locali e del commercio equo e solidale, che essi accettano di pagare un po’ di più rispetto al prezzo di mercato, ma i prodotti biologici sono venduti in grosse quantità e ciò fa abbassare il prezzo. 

Naturalmente, non basta offrire un’ampia scelta di prodotti e la ONG rinforza questa azione con workshop educativi ed eventi su cibo, cucina, acquisto responsabile ecc. 

Un pacchetto di assistenza sociale

L’attività de “La passerelle d’Eau de robec” si basa su un “pacchetto per l’assistenza sociale” più ampio, con benefici economici e sociali. Le popolazioni bisognose possono avere accesso a prodotti sostenibili e al consumo responsabile che normalmente sono riservati a persone che hanno un più alto potere di acquisto e una migliore comprensione dell’importanza di mangiare cibo di qualità e sostenibile. I benefici sociali includono:

– Il rafforzamento dei legami sociali grazie ad un sostegno e al coinvolgimento di un assistente sociale per le persone più bisognose;

– Il coinvolgimento dei membri nei progetti del negozio: la raccolta di cibo, festival, costruzione fornitura e cura degli scaffali del negozio, etichettatura dei prodotti, workshop (di cucina, nutrizione e così via);

– La possibilità di mischiare persone con diversi background sociali.

Scopri più progetti e segui le attività della rete Sustainable Food in Local Communities sul suo blog, dove questo articolo è stato pubblicato originariamente.