Giornata internazionale per l’eliminiazione della povertà

Era il 17 ottobre 1987 quando al Trocadéro di Parigi, il complesso monumentale sulla riva destra della Senna che fronteggia la Tour Eiffel sul lato opposto, centomila persone si riunirono, proprio dove nel 1948 fu firmata la Dichiarazione Universale per i Diritti Umani, per rendere omaggio alle vittime della povertà, della violenza e della fame, affermando che la povertà è una violazione dei diritti umani e che ciascuno deve essere impegnato a fare rispettare questi diritti.

Dal 1993 (con la risoluzione 47/197 adottata dall’assemblea generale il 22 dicembre 1992) l’Organizzazione delle Nazione Unite celebra questa giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, con una cerimonia nel giardino della sua sede a New York, invitando tutti gli Stati a farlo.

A un anno dall’entrata in vigore dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con i 17 obiettivi verso la pace, la prosperità e la dignità per ognuno in un pianeta sano, si ribadisce l’obiettivo numero uno: la lotta alla povertà in tutte le sua forme.

Nel mondo quasi un miliardo di persone vive in condizioni di estrema povertà e 800 milioni soffrono di fame e malnutrizione. L’Onu ricorda che non si tratta solamente di reddito inadeguato tra le cause di povertà, ma anche della difficoltà ad accedere al sistema sanitario, all’istruzione e altri diritti fondamentali. L’esclusione sociale infatti è frutto della povertà e, allo stesso tempo, sua conseguenza. L’obiettivo è società inclusive che promuovano la partecipazione di tutti.

In Europa il rafforzamento delle coesione sociale è la chiave per combattere l’esclusione sociale. A cominciare dagli strumenti giuridici del Consiglio d’Europa, la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, la Carta sociale europea, che esplicita il diritto alla protezione contro la povertà e il diritto all’alloggio.

Nell’Unione europea, come hanno ricordato per l’occasione il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, responsabile del dialogo sociale, e la Commissaria Marianne Thyssen, responsabile degli affari sociali, 119 milioni di persone sono a rischio povertà o esclusione sociale e più vulnerabili sono i bambini e i giovani. Sono 25 milioni i bambini in Europa che vivono in povertà. Per questo è necessario che l’Europa sociale sia la priorità dell’agenda dell’Unione. Sostenendo il lavoro e la crescita, con misure come Youth Guarantee che ha coinvolto 9 milioni di giovani e che sarà incrementato per raggiungerne altri 2 milioni. O con le risorse del Fondo sociale europeo, il cui 20% è destinato a combattere la povertà e l’esclusione sociale. E l’annunciato Pilastro europeo dei diritti sociali, che il presidente Junker ha lanciato un mese fa nel discorso sullo stato dell’Unione, dovrebbe spostare l’asse verso misure e azioni concrete per “non lasciare nessuno indietro”.

In Italia, gli ultimi dati Istat riferiti al 2015, stimano che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila (il numero più alto dal 2005 a oggi).

La Presidente della Camera Laura Boldrini ricorda nel suo messaggio per la Giornata odierna che “la cifra totale di 4,6 milioni di poveri – più che raddoppiata rispetto all’inizio della crisi, otto anni fa – non è compatibile con i doveri di un Paese tra i più sviluppati del mondo.” E prosegue: “Divari che non solo tolgono alle famiglie l’essenziale per vivere, ma minano anche la tenuta sociale e la credibilità delle Istituzioni, perché la democrazia non regge se non sa garantire i diritti basilari. Resta ancora senza risposta la diffusa domanda di un reddito di dignità, che pure è al centro di varie proposte di legge. Mi auguro che nella parte finale della legislatura Governo e Parlamento sappiano trovare la strada di una risposta. Tenendo a mente, come ci ricorda l’articolo 3 della Costituzione, che ‘è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale’”.

I dati del Rapporto 2016 di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale , pubblicato oggi on line, presentano “un elemento inedito e che stravolge il vecchio modello di povertà italiano: oggi la povertà assoluta risulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca “di una prima/nuova occupazione” e gli adulti rimasti senza un impiego”.

E il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, delegato Anci per il Welfare e le Politiche Sociali, ricorda che “quella contro la povertà e a favore dell’inclusione sociale è la battaglia più importante nella quale la politica italiana possa impegnarsi, a qualsiasi livello. Viviamo ormai da alcuni anni una stagione di diseguaglianze nuove, frutto anche della globalizzazione e di una profonda crisi economica, che ha mutato completamente gli scenari conosciuti sino soltanto al 2008. Tanto il Governo, quanto i sindaci italiani nel territorio stanno combattendo questi fenomeni, giorno per giorno. Tutti assieme dobbiamo agire con un occhio particolare ai dati sulla povertà giovanile, che ci interrogano su che tipo di soluzioni proponiamo alle nuove generazioni”.

 

Giuseppe M. Galeone
Twitter: @GiusGaleone